A partire dal 2024 entrerà in vigore la nuova direttiva europea (attualmente in fase di sviluppo) che normerà l’ESG: il sistema di reporting in merito agli aspetti ambientali, sociali e di governance delle aziende.

La nuova direttiva (ESRS) sostituirà quella in vigore dal 2014 (NFRD) e il Report di sostenibilità diventerà obbligatorio per oltre 50.000 aziende. Più di quattro volte rispetto a quelle attualmente interessate, che sono circa 12.000.

Ma obbligatorietà a parte, il Report di sostenibilità (che segue il fil rouge dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU) è lo strumento chiave per comunicare in maniera trasparente le performance e gli impatti di un’impresa all’ interno del contesto ambientale, sociale ed economico in cui opera.

Nel 2019, la European Court of Auditors lo definisce così:

“Il reporting di sostenibilità è la pratica di misurare, divulgare e rendere conto agli stakeholder interni ed esterni delle performance organizzative verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Implica la rendicontazione di come un’organizzazione considera le questioni di sostenibilità durante l’esecuzione delle sue operazioni e dei suoi impatti ambientali, sociali ed economici. Un report di sostenibilità presenta anche i valori e il modello di governance dell’organizzazione e dimostra il legame tra la sua strategia e il suo impegno per un’economia globale sostenibile”.

È chiaro, dunque, che sia diventato uno strumento imprescindibile per tutte le imprese e le organizzazioni che vogliano diffondere o aderire a una cultura della sostenibilità in tutti i suoi aspetti.

E’ notizia recentissima che il Parlamento europeo ha approva la direttiva sul dovere di diligenza in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD)